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Federica Cappelletti: «La mia presidenza come impegno concreto»

Federica Cappelletti è giornalista professionista, ed ha collaborato con diversi quotidiani, tra cui La Nazione; due lauree, una in Lettere Moderne, l’altra in Scienze della Comunicazione. Vedova di Paolo Rossi, leggenda azzurra e campione del mondo del 1982, nel giugno 2023 è  stata eletta all’unanimità dall’assemblea delle dieci società votanti per ricoprire il ruolo di presidente della Divisione Serie A Femminile Professionistica della FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio). È entrata, di fatto, in un ambito che per il mondo federale rappresenta un settore di grande crescita e sviluppo. Nel luglio di quest’anno è stata confermata presidente della Divisione fino a giugno 2027.



È una bella donna, dall’incedere elegante. Ci viene incontro nella sede romana della Stampa Estera, a Palazzo Grazioli, indossando  un completo nero che ne esalta la figura longilinea. Il volto, con un leggero make up, è incorniciato da lunghi capelli neri ed impreziosito da uno sguardo vivace e brillante. Percepiamo sfumature inevitabili di tristezza dal suo tono di voce quando accenniamo ad una dolorosa ricorrenza personale: quattro anni fa salutavamo per sempre Paolo Rossi, che per tutti è stato un campione di calcio indimenticabile, ma per lei era “semplicemente” compagno di vita e padre adorato delle loro due figlie, Maria Vittoria e Sofia Elena.

 

« Paolo se ne è andato il 9 Dicembre 2020, ma mi piace pensare che mi è accanto in questo mio ruolo » - esordisce.



«Se oggi io sono in questo ambiente lo devo a lui, che del calcio aveva una visione moderna. Già anni fa, infatti, avevamo iniziato a parlare insieme del calcio femminile, quando ancora il professionismo era un progetto lontano. Ricordo che alla Coppa del Mondo FIFA 2019, disputata in Francia e vinta dagli Stati Uniti in finale contro l’Olanda, quando le Azzurre sono uscite ai quarti di finale proprio contro l’Olanda, Paolo previde la grande apertura che avrebbe avuto questo comparto sportivo. Aveva ragione: il mondiale di Francia femminile di quell’anno ha aperto le porte anche per il calcio italiano femminile. Ha dato una accelerata, perché ha avuto grandissima visibilità».

 

Presidente, qual è la sua visione a lungo termine per il calcio femminile in Italia? Quali sono i principali obiettivi che si è prefissata di raggiungere durante il suo mandato?

Il calcio femminile italiano è partito un po' più tardi rispetto al calcio femminile in altre realtà a livello internazionale, ma attualmente ritengo si stia muovendo su binari giusti. Possiamo considerarlo una start-up che si è inserita in un contesto ad alta potenzialità, e quindi la mia previsione è che nel giro dei prossimi due, tre anni possa raggiungere risultati molto ambiziosi. L’obiettivo principale che mi sono prefissata è la sostenibilità. Senza quella, possiamo fare tanti progetti, ma non possiamo degnamente raggiungerli. Con l’avvento del professionismo, i costi sono sostanzialmente aumentati per le società, per la gestione della Divisione Serie A, aumentati a cascata per tutta la filiera. Più soldi noi riusciremo ad attrarre, e più riusciremo a creare un sistema di mutualità in tutta la filiera del calcio. La sostenibilità al momento è garantita da più fronti: Federazione (oltre agli altri incentivi economici riconosciuti, sostiene tutti i costi della Divisione, dagli uffici al personale, ai vari ambiti di collaborazione e sviluppo), emendamento Nanniccini prossimamente in scadenza (che prevede un incentivo per le società le cui federazioni decidono di passare al professionismo), la parte degli sponsors e anche la vendita diritti audiovisivi, dove ancora fatichiamo ad avere entrate consistenti. Il percorso che stiamo cercando di creare è quello di andare verso il rinnovo del sostegno governativo, e continuare sotto il cappello federale finché non saremo in grado di camminare da soli, anche se l’obiettivo rimane la creazione di una Lega autonoma, e in tal senso stiamo lavorando. E poi, aumentare l’appeal del nostro brand, del nostro prodotto. A livello tecnico siamo cresciuti molto, le società stanno investendo. Alcune investono sino a sette-otto milioni di euro per il calcio femminile, altri club investono meno. Considerando che ancora si parla di perdita e non di guadagno, si tratta di investimenti importanti, Come Divisione serie A Professionistica Femminile attualmente gestiamo dieci società. Dal prossimo anno diventeranno dodici. Vogliamo essere il motore e creare un sistema di mutualità.

 

Diciamo i nomi delle dieci società che attualmente gestite?

In ordine casuale: Juventus, Roma, Milan, Inter, Sassuolo, Como, Napoli, Sampdoria, Fiorentina, Lazio. In generale, il livello del calcio femminile è notevolmente cresciuto.



Quali ritiene siano le principali sfide che il calcio femminile italiano deve ancora affrontare?

La sostenibilità al primo posto. Attualmente non siamo indipendenti e - ripeto - non possiamo fare a meno di quello che è il sostegno di Governo e di FIGC. Abbiamo raggiunto risultati importanti per quanto riguarda la visibilità, e stiamo lavorando su un progetto di re-branding del nostro prodotto per rilanciare un marchio che diventerà pieno di contenuti, anche per comunicare tutti i valori che rappresenta tutto questo movimento femminile. Il nostro settore è in rapida evoluzione, siamo fiduciosi.  L’interesse dei broadcasters importanti è crescente, e gli investimenti servono per rendere il prodotto sempre più attraente.  Abbiamo annunciato il rientro di Sky, che si unisce a RAI e DAZN. Anche dal punto di vista commerciale abbiamo la percezione che il coinvolgimento aumenti. L'Italia si è candidata tra l’altro ad Euro 2029, e lo sviluppo del seguito del calcio femminile possiamo identificarlo come una dimostrazione di un cambio culturale nel nostro Paese. Nel processo di valorizzazione del nostro brand esiste anche l’apertura ad  esempio dei grandi stadi, quelli riservati all’universo calcio maschile. Tanto per dire accadimenti recenti, allo Stadium abbiamo raggiunto quasi 35.000 presenze, ed abbiamo aperto San Siro lo scorso 8 dicembre (era la prima volta nella storia per un derby al femminile). Cercheremo di aprire anche l’Olimpico.

 

Nel settore siamo in linea con la Francia?

Direi di sì, in termini di valutazione globale. Più esattamente, per quanto riguarda l' Ente francese LFFP, posso riportare un dato: esiste un budget di 10 milioni di euro l'anno per le prossime 3 stagioni, concesso dalla Federazione Calcio Francese alla Lega Professionistica di Calcio Femminile per il proprio sviluppo.

 

Base e Settore Giovanile: a che punto stiamo? E come si intende garantire una formazione di qualità alle giovani calciatrici e favorire la loro progressione verso il professionismo?

Consideriamo intanto che il numero delle tesserate è triplicato in pochi anni. Dal 2019 ad oggi, l’incremento è del +127%. Siamo arrivati ad oltre 45 mila tesserate, ed il settore giovanile opera una attività molto importante. Stiamo organizzando tavoli di lavoro per entrare nelle scuole, per arrivare nei centri sportivi, e sia “promozione” che “strutture per giovani” sono le parole chiave su cui insistere. Attualmente partiamo dal settore giovanile scolastico della Federazione che lavora a livello base, per poi proseguire con la Lega Nazionale Dilettanti (che lavora in parallelo con FIGC ma che è a parte). Poi, arriva la serie B sotto FIGC e a seguire la serie A, quella che presiedo io.

L’obiettivo in futuro è di far confluire tutto sotto lo stesso cappello o comunque continuare a lavorare in rete.

 

Il calcio femminile può essere uno strumento potente per promuovere l'uguaglianza di genere e l'inclusione sociale?

Assolutamente lo è. È a mio avviso lo strumento più forte al riguardo. Il calcio arriva a tutti. Il nostro Paese è calciocentrico: prevalentemente maschile, è vero, ma con una forte crescita del calcio femminile, i cui valori positivi sono numerosi e riconosciuti. Il calcio femminile significa inclusività e sportività, resilienza e determinazione. E non essendo al momento prevalente l’aspetto economico, nel calcio femminile esiste ancora una forte volontà  di dimostrare le proprie caratteristiche. Soprattutto, significa non violenza. Da circa un anno e mezzo, la Divisione Serie A Femminile Professionistica che mi onoro di guidare ha deciso di lanciare “#MAIPIÙ”, una campagna contro la violenza di genere che è stata inaugurata lo scorso 16 settembre, in occasione della prima giornata del massimo campionato. Il calcio femminile ha grandi potenzialità per il nostro Paese. A livello internazionale FIFA, UEFA, FIGC stanno investendo tanto, le Istituzioni stanno capendo quanto sia importante il settore e l’impatto sociale che può avere, più di tanti altri sport. L’attuale commissario tecnico della Nazionale Femminile dell’Italia, Andrea Soncin, promuove dal suo insediamento un senso di squadra dove mi riconosco anche io come Presidente della Divisione. Concludo dicendo che il pubblico in presenza agli stadi sta crescendo, ed abbiamo abbinato il gioco del calcio all’intrattenimento, per coinvolgere una fanbase molto diversa da quella maschile. Sono molto soddisfatta della direzione che stiamo perseguendo, e il mio background giornalistico mi ha sicuramente aiutata nei rapporti e nella velocità verso il desiderio di raggiungere gli obiettivi prefissati, anche a livello internazionale, che sono l’unica cosa che mi interessa. Non sono attaccata alla poltrona, ma a risultati concreti da vedere realizzati. Lavoro molto, e sono certa li raggiungerò insieme al mio staff. 

 

Lisa Bernardini

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