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STEFANO PALATRESI, Pianista e gentiluomo

Una apparenza timida, ma elegante. Un’aria mite da gentiluomo. A questo, si aggiungono la gavetta e la carriera del grande professionista. Stefano Palatresi è un artista eclettico: musicista, cantante (ha fatto pure due Sanremo) e soprattutto direttore d'orchestra.

Lo incontriamo a Roma e ne fuoriesce una intervista sincera. I sogni di un tempo continuano a sposarsi con una esistenza quotidiana vissuta con dedizione, gentilezza ed umiltà. La mattina nel cast della trasmissione Rai Due de I Fatti vostri, lo storico people show che va avanti da più di trent'anni con grande successo. Nel pomeriggio, invece, Stefano Palatresi affianca Monica Marangoni nella conduzione della trasmissione di Rai Italia dal titolo L’ Italia con voi. Ha giornate intense. Nonostante sia un volto tv, le emozioni più grandi dichiara di averle provate attraverso la musica, non attraverso la televisione.


Non ti senti cantante, ma hai partecipato ben due volte a Sanremo.

“Sì. La prima volta da solista, con una canzone, tra l'altro, dove Arbore figurava come autore. Era il 1988. La seconda volta nel 1995, con il Trio Melody (io, Gigi Proietti e Peppino Di Capri) con il pezzo Ma che ne sai…(…se non hai fatto il piano bar), scritto da Claudio Mattone.





Arbore è stato una figura fondamentale nella mia carriera. Ho cominciato con lui. Prima con Cari amici, vicini e lontani nel lontano 1984; si festeggiavano i sessant'anni della Radio. Quella è stata per me una prima esperienza incredibile. Vi sono passati tutti i più grandi personaggi. Da Corrado a Mike Bongiorno; da Raimondo Vianello a Sandra Mondaini. Davvero, sai. Proprio tutti sono passati di lì. Ero un ragazzino alla mia prima esperienza Rai. Ho avuto la possibilità diavvicinare grandi mostri sacri della tv. In seguito, sempre insieme ad Arbore, ho vissuto il grande successo di Quelli della notte. La mia carriera è sempre stata legata molto a lui, che sento con affetto ed amicizia ancora oggi”.

Da sempre appassionato di musica, ti diplomi al Conservatorio Cherubini di Firenze. Cosa succede? Ripercorriamo un attimo i tuoi ricordi.

“Iniziamo dai miei studi in Conservatorio. Non mi sono diplomato in pianoforte, ma in armonia complementare, in storia della musica, in compimento inferiore di pianoforte. Subito dopo sono stato attratto dalle sirene del mondo orchestrale. Pur provenendo da una formazione classica, ho sempre fatto un occhiolino alla musica pop. Da bambino, infatti, cantavo nei concorsi canori. Mi è sempre piaciuto il pop, anche se a quei tempi era quasi scandaloso fare musica leggera in ambito diConservatorio. Incomincio quindi a viaggiare con le orchestre da night, abbandonando un po’ gli studi classici. Tra l'altro, ero ancora quasi minorennequando mio padre mi accompagnava a Bologna da questa grande orchestra professionista dove suonavo ai miei esordi. Insomma, giravamo l'Italia a bordo di un furgone molto bello. All’epoca il musicista doveva scaricare gli strumenti dal camion, e fare anche le veci di un facchino, sai?

Arriviamo così alla fine degli anni 70. C'è l'avvento della disco music, e i proprietari dei locali si accorgono che con una piccola spesa per un DJ, potevano coprire le spese di un'orchestra intera. Le orchestre incominciano ad andare verso il fallimento, tanto è vero che anche l'orchestra dove suonavo io risente della crisi. Rimaniamo senza lavoro. Per fortuna, chi suonava il pianoforte come me poteva rifugiarsi nel mondo del piano bar. Si trattava di piccoli spazi di intrattenimento, a volte annessi alle discoteche, In ogni caso, posso continuare a fare il musicista. Da questo punto incomincia la mia carriera vera e propria, perché con il piano bar riesco a frequentare Roma. Arrivo in un noto locale dell’epoca, la Cabala. Quivengo notato da Renzo Arbore che mi arruola in una prima orchestra che segna il mio debutto in televisione. Avevo appena 24 anni. Non ero un protagonista, ma assistetti al grande successo che ebbe Quelli della notte. Partiti in sordina, anche inconsapevoli di quello a cui saremmo andati incontro. Alla fine, il programma èdiventato un cult. Ancora oggi se ne parla, a distanza di tantissimi anni. Ho avuto la fortuna di vedere nascere e crescere questo successo. Già durante quel programma, e soprattutto dopo l'enorme fama che regalo’ ai suoi protagonisti, qualcuno si monto’ la testa. Ogni pomeriggio avevamo un servizio fotografico peri giornali o per le televisioni. Fu dopo le prime pagine di giornali importanti comeRepubblica e Corriere della Sera che qualcuno volle il camerino da solo, non più in compagnia. Assistendo a tutto questo dalle retrovie, feci una promessa a me stesso: che se io avessi mai raggiunto nella mia vita la notorietà, avrei cercato di non farmi prendere da questo ‘virus’ che si era impossessato di alcuni di loro. Quasi un delirio d'onnipotenza.

Questa convinzione credo che sia stata molto importante per la mia formazione: mi ha portato all’uomo che sono diventato oggi”.


In seguito, debutti in tv con l'orchestra nel preserale di Rai Uno, con Loretta Goggi ed una trasmissione dal titolo Ieri, Goggi e Domani. Loretta la frequenti ancora oggi?

“No, non più. È una persona a cui è risaputo non piace condividere il lavoro con la vita privata. Non ha mai mischiato i piani, e lei stessa nelle sue interviste o in tvlo ha dichiarato. L'unica eccezione è stato Alighiero Noschese. In ogni caso, ti posso dire che di Loretta mi è rimasto un bellissimo ricordo, sia a livello lavorativo che umano. E’ una professionista incredibile. Pensa che imparava a memoria una trasmissione quotidiana di un'ora e mezza perché Gianni Brezza, regista ed anche suo compagno di vita, non amava vedere gobbi girare per lo studio. Sfido chiunque a fare la stessa cosa oggi”.

Abbiamo accennato, con la tua seconda esperienza a Sanremo, anche a Gigi Proietti. Che ricordo conservi di Gigi?

“Quando con lui e Peppino Di Capri siamo andati a Sanremo, Gigi era già il grande e famoso Gigi Proietti. A quell’epoca stava girando Il maresciallo Rocca, un successo incredibile. Di lui mi ricorderò sempre di quanto ci siamo divertiti.Ma che ne sai…(…se non hai fatto il piano bar) parlava di noi, delle nostre esperienze, della nostra vita da nottambuli suonando nei locali, anche se in epoche diverse. Con questo brano non ambivamo ai primi posti della classifica: eravamo andati in gara giusto per fare un po’ di spettacolo e presentare una canzone divertente, e divertirci noi per primi. A un certo punto Gigi ci aveva pero’ preso gusto, e ci rimase male del piazzamento finale della canzone al tredicesimo posto.Ho anche tanti ricordi con lui a Ponza. Ci siamo frequentati soprattutto l'estate: a Ponza Gigi aveva una casa, ed io andavo spesso lì, e ci vado tuttora. Ci siamo sempre ritrovati in quest’isola insieme a Claudio Mattone, mio amico fraterno, ed abbiamo sempre condiviso cene e grandi divertimenti”.

Hai percorso in musica davvero tanti anni di trasmissioni tv. Hai lavorato anche con Fabrizio Frizzi, purtroppo scomparso anche lui.

“Sì. Con Fabrizio ho fatto alcuni programmi importanti. Uno come autore, e mi occupavo sempre della parte musicale. Poi è arrivato un programma dove lui era protagonista insieme a Max Giusti. Si chiamava Attenti a quei due. Un’altratrasmissione in cui abbiamo lavorato insieme si chiamava Non sparate sul pianista. C'era una grande affinità fra noi; scherzando, lui mi chiamava la sua ‘fidanzata’ proprio perché, bene o male, avevamo tutti e due la stessa sensibilità nei confronti della macchina televisiva. Abbiamo sempre cercato di collaborare con grande serenità, ricercando una formula vincente. Anche se non posso dire di aver collaborato con lui intensamente come con Renzo Arbore, Fabrizio è stato in ogni caso una persona per la quale ho provato sempre grande stima ed affetto.. Avevamo una buona intesa anche nei momenti meno piacevoli, come in un’altra trasmissione che rifacemmo insieme in una nuova edizione, e che purtroppo non ando’ bene. Si chiamava Per tutta la vita.

Ebbe ascolti molto bassi e fu interrotta. Per Fabrizio fu una grossa sconfitta,perché lui aveva avuto in precedenza un grande successo con quella trasmissionelì. La vita pero’ è così: ti dà gioia, ti dà anche qualche delusione. Va messo in conto per chi fa il nostro lavoro”.


Per quanto riguarda il tuo privato, mai un gossip, mai una litigata televisivao un gesto fuori posto. Qual è il segreto di una vita così tranquilla?

“Sono molto tradizionale. Sposato da tanti anni con Paola, abbiamo due figlie: Natalia, 36 anni, e Maria di 26. Una cosa a cui ho sempre tenuto è in effetti preservare il mio privato, ma non perché ne fossi geloso, ma perché penso che le cose belle siano tali da condividere con le persone che ti sono vicine. Non uso isocial: non ho nè instagramfacebooktwitter. Nulla. Ho la mia chatWhatsApp di famiglia, e se ho un'immagine da condividere lo faccio in manieranaturale con loro. Sono anomalo da questo punto di vista come personaggio pubblico, e ne sono cosciente”.

Ma davvero sei così fuori dal mondo social?

“Sì. Ho solo linkedin, che uso per lavoro. Ho paura di essere ‘soffocato’ da questa mania di dover controllare le reazioni di quello che una mia foto o una mia esposizione virtuale potrebbe procurare. Di esserne un po’ risucchiato. Non vorrei mai rischiare di perdere del tempo, che è prezioso. Cerco di utilizzarlo nella maniera più giusta”.

Il tuo rapporto con i viaggi?

“Non ho in realtà con loro un gran bel rapporto. Certo, con la mente mi piace molto viaggiare, ma sono abbastanza pigro, e l'idea di poter fare un volo internazionale e stare ore in attesa della dogana e cose simili, già mi fa passare la voglia di muovermi. Sono anche abbastanza metodico, ed io le mie vacanze le faccio al mare, che amo. Sono solito andarmene a Ponza, oramai da tanti anni. Prima, quando le bambine erano piccole, io e mia moglie andavamo a Sabaudia, ma poi sono cresciute e fanno le loro vacanze da sole. Mi dedico a Ponza ovviamente nei ritagli di tempo, quando non faccio serate e non sono impegnato dal lavoro. C’è sempre qualcosa da fare anche in estate con la mia orchestra, tipo serate di piazza e di intrattenimento”.

In Sardegna ci vai?

“Nella Sardegna cosiddetta ‘modaiola’ ci andavo come pianista di piano bar, tanti anni fa. Mi ricordo di aver fatto tre stagioni di fila a Porto Rotondo, in locali diciamo piuttosto glamour. Ero giovane”.

Con la Francia che legame hai?

“Parigi mi piace moltissimo. Con mia moglie abbiamo fatto tempo fa un viaggiodi una settimana a Londra e di una settimana a Parigi. Mia moglie ha preferito quella londinese, io quella francese, perchè preferisco Parigi a Londra. Anche come popolo, i francesi li ammiro. Ne ho una grande stima: per la loro storia, ma anche per la loro etica e capacità di saper stare uniti. Questo in Italia manca : secondo me, abbiamo la pecca di essere troppo individualisti. Tanti sono i ‘furbetti del quartierino’. Non abbiamo il senso della squadra che hanno i francesi, e nemmeno quel senso deciso di ribellione rispetto a certe situazioni ingiuste. Non si fanno mettere i piedi in testa, i francesi. Questa caratteristica gliela invidio un po’”.

Il tuo posto del cuore?

“La mia terra madre toscana, Cerreto Guidi. Ci sono le colline con tante belle vitiche mi fanno ricordare le bevute di vino, i miei genitori, i miei fratelli, la mia infanzia. Al primo posto, sicuramente Cerreto Guidi. Subito dopo, Ponza”.

Un bilancio di vita lo hai ancora fatto?

“Sì. Ho avuto molto più di quello che meritassi. Sono tanto soddisfatto della mia vita. Un unico rimpianto: non aver vissuto in America come mi era capitato apoco più di vent’anni. Sliding doors. E’ andata così, ed è comunque andata bene”.

A degna conclusione di questa intervista, a chi vuoi fare un saluto?

“Vorrei salutare tutte quelle persone che non hanno facilità ad interagire con me,perché ho già detto che non sono un tipo social. In ogni caso, se mi contattate tramite linkedin, unico canale virtuale che ho, rispondo direttamente e volentieri a tutti. Anzi: vi ringrazio anticipatamente del vostro affetto”.

Dicevamo: Pianista e gentiluomo.

Lisa Bernardini



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